Il DiSI è il primo indice che misura il livello di uso consapevole del digitale per la sostenibilità
Il DiSI™ è stato applicato in prima istanza ai contesti regionali italiani. Ciò ha consentito di disegnare uno spaccato degli italiani in relazione alle loro percezioni rispetto a sostenibilità, digitalizzazione e sostenibilità digitale con una clusterizzazione sulle singole regioni italiane.
Nella rappresentazione del DiSI™ applicato alle regioni italiane si è tenuto conto del rapporto tra Sostenibili Digitali e:
- Popolazione digitale e sostenibile;
- Popolazione sostenibile;
- Popolazione totale.
La somma dei valori derivanti da tali rapporti da luogo all’indice DiSI™ di ciascuna regione, che esprime dunque la relazione tra la popolazione sostenibile digitale e i diversi cluster sopra menzionati.
Le rilevazioni dell’Osservatorio misurano il livello di sostenibilità digitale dei cittadini italiani in diversi ambiti verticali:
- Commercio,
- Energia e Ambiente,
- Mobilità,
- Salute,
- Smart Working,
- Food,
- Turismo.
Gli italiani divisi in quadranti
Il grafico mostra la suddivisione degli italiani nei quattro quadranti presi in considerazione dal DiSI™.
- Insostenibili Analogici (31%): rientra qui la più ampia quota degli italiani. Sono prevalentemente donne, di età superiore ai 44 anni, diplomati e con un reddito fino ai 40mila euro, e vivono soprattutto in piccoli e medi centri urbani del Sud e Isole;
- Sostenibili Digitali (26%): sono prevalentemente uomini, di età compresa tra i 18 e i 44 anni, laureati con un reddito superiore ai 30mila euro, e vivono per lo più in grandi centri urbani del Nord Est e del centro;
- Insostenibili Digitali (25%): sono prevalentemente uomini, tra i 18 e i 44 anni, diplomati e laureati con un reddito fino ai 30mila euro, e vivono soprattutto in grandi centri urbani del Nord Ovest e del Sud e Isole;
- Sostenibili Analogici (18%): sono sia uomini che donne di età superiore ai 44 anni, con un titolo di studio medio-basso e vivono per lo più in piccoli centri urbani del Nord e del centro.
La classifica delle regioni italiane
Data la diversa impostazione del DiSI™ rispetto ad altri indici, dalla classifica emerge un’Italia molto diversa da quella raccontata da altri indicatori.
In testa c’è il Trentino Alto-Adige, con un buon indice di digitalizzazione e un alto coefficiente di cittadini consapevoli del ruolo della tecnologia a supporto della sostenibilità. In seconda posizione si posiziona invece il Molise: nonostante la regione sia caratterizzata da un basso indice di digitalizzazione, il suo elevato posto in classifica è motivato dall’alta percentuale di cittadini che, seppur in condizioni infrastrutturali spesso critiche, danno grande importanza tanto alla sostenibilità quanto al digitale come strumento a suo supporto.
Seguono Lazio, Friuli Venezia Giulia e Sardegna, con Marche, Piemonte e Toscana a chiudere la classifica: a penalizzare queste ultime regioni non è il coefficiente di digitalizzazione, ma il rapporto sfavorevole tra utenti digitali e utenti digitali consapevoli del potenziale ruolo della tecnologia come strumento di sostenibilità.
L’indice non mostra la diffusione o la cultura d’uso degli strumenti digitali, ma la consapevolezza del fatto che la digitalizzazione debba essere funzionale alla sostenibilità e l’uso conseguente del digitale a suo supporto. Per questo, si evidenzia come regioni digitalmente avanzate come la Lombardia non occupano le prime posizioni per la difficoltà nello sfruttare la propria condizione per migliorare i comportamenti sostenibili dei propri cittadini; ma anche che regioni come l’Umbria, che fanno della sostenibilità una bandiera, si trovano in una peggiore posizione di classifica a causa di una scarsa cultura della Sostenibilità Digitale.